le mie idee sulla vita e il mondo


Messaggio alle vittime del terrore economico

14.04.2012 10:38

Se le news economiche vi hanno terrorizzato, prima che stringiate il nodo scorsoio della fune che avete attaccato al lampadario di casa (a proposito, non reggerà il vostro peso), vorrei proporvi una riflessione dal punto di vista storico.

La terra che abitate, questa penisola a forma di stivale che da un secolo e mezzo è stata unificata politicamente ma non socialmente, ha una lunga storia fatta dalle esperienze di vita dei nostri predecessori. Con in quali credo sia utile confrontarci, per tarare la percezione che abbiamo di noi stessi.

Procediamo a piccoli passi indietro, 50 anni alla volta.

1962 l'Italia del boom economico. Il benessere si diffonde e tutti si comprano l'utilitaria e il frigorifero. Ah che bei tempi. Peccato che l'età dell'oro dell'economia industriale italiana non garantiva affatto il livello di vita a cui siamo abituati. Pochi potevano permettersi di mettere quotidianamente la carne nel piatto, per dirne una. Il popolo, cioè i salariati come me, era composta da piccoli Marcovaldo, l'antieroe di Italo Calvino. Gli operai non avevano l'ultimo smartphone in tasca, ma vivevano nelle ristrettezze che possiamo vedere nel film "La classe operaia va in paradiso".

1912 l'Italia di Giolitti era insopportabile per il proletariato industriale e agricolo, che combatteva con  scioperi ancora illegittimi e violentemente repressi contro lo sfruttamento. Un'età quanto mai caratterizzata dalla distanza economica tra ricchi e poveri, tra chi ha studiato e chi non ha potuto studiare. Una generazione che per la disperazione si buttava sulla speranza nell'emigrazione di massa. E la generale delusione per il sistema democratico stava covando le radici della nascita del fascismo. Altro che Berlusconi!

1862 l'Italia appena unificata era un'accozzaglia di popolazioni inermi e degradate, in balia del brigantaggio. Ovvero: un tipo come me non sarebbe stato tranqullo neanche ad arrivare ad Arenzano, senza il pericolo di essere rapinato. Non so se mi spiego. Fare viaggi da una regione all'altra era un'avventura spericolata. Con il rischio di non riuscire neanche a capirsi con la gente che si incontra, perchè l'italiano era roba da signori. E fame, e povertà. Senza diritti civili, manco quelli del suffragio universale. Informazione scarsa. Lavoro indefesso, 14 ore al giorno,per la pagnotta. Pan, e li curi! L'idea di farsi una vacanzina in trentino sarebbe stata una questione di marziani e UFO.

1812 l'Italia napoleonica era una terra occupata da un invasore, e sistematicamente violentata e rapinata, anche delle sue ricchezze artistiche, oggi al Louvre. Ai governanti dell'impero francese non interessava la condizione degli abitanti, se non per reclutare gente per le campagne della guerra in Russia, che si sa come è finita. Famiglie private degli uomini, alla fame. Carestie. Non c'era certo il supermercato sotto casa con tutte le varietà merceologiche; neanche ce lo immaginiamo come si riusciva a sopravvivere.

Devo continuare? Volete rievocare la condizione di noi popolani nell'età della rivoluzione francese? Vogliamo ricordare la nostra condizione nel medioevo? Dove vogliamo andare?

Vogliamo vergognarci della nostra disperazione attuale, del fatto che tanta gente stia meditando il suicidio?

Ok, è difficile anche adesso,  ma allora i nostri nonni dovevano buttarsi in massa dai dirupi, ed evitare che dei mollaccioni come noi si lamentassero di non riuscire più a comprarsi il superfluo.

Stiamo un pò attenti a non farci suggestionare dall'amplificazione mediatica dello spread, e guardiamo alle cose concrete. Ce l'abbiamo il cibo in tavola? Siamo vestiti? Le scarpe ce l'abbiamo? Per il resto, ci toglieremo il vizio del fumo, dell'abbonamento alla pay-tv, dell'auto familiare.

Faremo meno regali agli amici e conoscenti; sarà un pò umliante all'inizio, ma ci si prenderà il verso. E invece di far scegliere i nostri figli sugli studi più confacenti, li orienteremo alle prospettive più concrete. Avremo meno commercialisti, e magari più idraulici. Meno laureati in lettere a carico dei genitori, e più infermieri.

E' finita un'era, quella dell'illusione che si si potesse permettere tutto. Non era vero, era una balla, ora lo sappiamo. Stringiamo la cinghia e rimbocchiamoci le maniche.

—————

Indietro